venerdì 3 luglio 2020

La Messa sul Mondo-Padre Teilhard de Chardin Il fuoco nel Mondo

La Messa sul Mondo-Padre Teilhard de Chardin   Il fuoco nel Mondo




È fatto. 

Ancora una volta, il Fuoco ha compenetrato la Terra.

Non è caduto fragorosamente sulle cime, come il fulmine nella sua violenza. Ha forse bisogno di sfondare la porta il Maestro che vuole entrare nella propria casa?

Senza scossa, senza tuono, la fiamma ha illuminato tutto dall'interno. Dal cuore dell'atomo più infimo all'energia delle leggi più universali, essa ha invaso, uno dopo l'altro e nel loro insieme, ogni elemento, ogni meccanismo, ogni legame del nostro Cosmo in modo cosi naturale che questo, potremmo credere, si è spontaneamente incendiato.

Nella nuova Umanità che oggi si genera, il Verbo ha prolungato l'atto mai terminato della sua nascita; e, per virtù della sua immersione nel Mondo, le grandi acque della Materia, senza un brivido si sono caricate di vita. 

In apparenza, nessun fremito ha segnato l'ineffabile trasformazione. Eppure, in modo misterioso ma reale, al contatto della sostanziale Parola, l'Universo, immensa Ostia, è diventato Carne. Ormai, o Signore, ogni materia è fatta carne, mediante la tua Incarnazione.


L'Universo: già da molto tempo, le nostre speculazioni e le nostre esperienze umane avevano riconosciuto le strane proprietà che lo rendono così simile ad una Carne...
Come la Carne, esso ci attrae con il fascino che ondeggia nel mistero delle sue sinuosità e nella profondità dei suoi occhi.
Come la Carne, esso si decompone e ci sfugge sotto l'azione delle nostre analisi, dei nostri decadimenti e della sua propria durata.
Come la Carne, non lo si abbraccia veramente che nello sforzo senza fine per raggiungerlo sempre oltre ciò che ci è dato.
Questa preoccupante mescolanza di prossimità e di distanza, tutti noi, o Signore, la sperimentiamo sin dalla nascita. 

E nel retaggio, di dolore e di speranza che si tramandano le generazioni, non v'è nostalgia più desolata di quella che fa piangere l'uomo d'irritazione e di desiderio in seno alla Presenza che fluttua, impalpabile ed anonima, in tutte le cose, attorno a lui: «Si forte attrectent eum». 
Adesso, o Signore, con la Consacrazione del Mondo, la luce ed il profumo diffusi nell'Universo assumono per me un corpo ed un volto, in Te. Quello che intravedeva il mio pensiero esitante, quello che il mio cuore invocava con un desiderio inverosimile, Tu me lo offri magnificamente: che le creature cioè, siano non solo talmente solidali tra di loro che nessuna possa esistere senza tutte le altre per circondarla, - ma che siano talmente sospese ad un medesimo centro reale che una vera Vita, sperimentata in comune, conferisca loro, in definitiva, consistenza ed unione.
O Signore, spezza con l'audacia della Tua Rivelazione la pusillanimità di un pensiero puerile che non osa concepire nel Mondo nulla di più ampio né di più vivo della misera perfezione del nostro organismo umano! 

Sulla via di una più ardita comprensione dell'Universo, i figli del secolo sorpassano ogni giorno i maestri d'Israele. Tu, o Signore Gesù, «in cui tutte le cose trovano consistenza», rivelati infine a coloro che Ti amano come l'Anima superiore ed il Focolaio fisico della Creazione. E’ in gioco la nostra vita: non lo vedi Tu? Se non potessi, io, credere che la tua Presenza reale anima, ammorbidisce, riscalda anche la più infima delle energie che m'invadono o mi sfiorano, non morirei forse di gelo, intirizzito sino nel midollo del mio essere?

Grazie, o Signore, di avere in mille modi guidato il mio sguardo sino a fargli scoprire l'immensa semplicità delle Cose! A poco a poco, attraverso l'irresistibile sviluppo delle aspirazioni che hai riposto in me quando ero ancora un bambino, sotto l'influsso di amici eccezionali che si sono trovati al momento opportuno sulla mia strada per illuminare e fortificare la mia mente, mediante iniziazioni terribili e dolci di cui mi hai fatto via via percorrere i cerchi, sono giunto al punto di non poter più nulla vedere e respirare fuori dell'Ambiente ove tutto è Uno.

In questo momento in cui la tua Vita è passata con accresciuto vigore nel Sacramento del Mondo, assaporerò con maggior coscienza la forte e calma ebbrezza di una visione di cui non riesco ad esaurire la coerenza e le armonie.
Di fronte ed in seno al Mondo assimilato dalla tua Carne, diventato la tua Carne, o Signore, - ciò che provo non è l'assorbimento del monista avido di fondersi nell'unità delle cose, - né l'emozione del pagano prostrato ai piedi di una divinità tangibile, - neppure l'abbandono del quietista in balìa alle energie mistiche.

Assumendo da queste varie correnti un qualcosa della loro forza senza tuttavia spingermi contro alcuno scoglio, l'atteggiamento in cui mi pone la tua universale Presenza è una meravigliosa sintesi che unisce, correggendole, tre delle più temibili passioni che possano infiammare il cuore umano.
Come il monista, m'immergo nell'Unità totale, - ma l'Unità che mi accoglie è così perfetta che, perdendomi in essa, io so trovarvi l'ultimo compimento della mia individualità.
Come il pagano, adoro un Dio palpabile. Quel Dio, riesco persino a toccarlo mediante l'intera superficie e l'intera profondità del Mondo della Materia in cui sono avvolto. Ma, per afferrarlo come vorrei (semplicemente per continuare a toccarLo), debbo andare sempre più lontano, attraverso ed oltre ogni possesso, - senza poter mai riposarmi in nulla, - portato avanti, ad ogni istante, dalle creature, e, ad ogni istante, superandole, - in una continua accettazione ed in una continua rinuncia.
Come il quietista, mi lascio deliziosamente cullare dalla divina Fantasia. Ma, nello stesso tempo, so che la divina Volontà mi sarà rivelata, ad ogni momento, solo all'estremo limite del mio sforzo. Non toccherò Dio, nella Materia, che quando, come Giacobbe, sarò stato vinto da Lui.

Così, perché mi è apparso l'Oggetto definitivo, totale, al quale è accordata la mia natura, le potenze del mio essere entrano spontaneamente in risonanza secondo una Nota Unica, incredibilmente ricca, in cui percepisco, unite senza sforzo, le tendenze più opposte: l'esaltazione di agire e la gioia di subire, la volontà di possedere e l'ansia di superare, l'orgoglio di crescere e la felicità di scomparire, assorbito da Uno più grande di me.
Ricco della linfa del Mondo, ascendo verso lo Spirito che mi sorride oltre ogni conquista, ammantato dallo splendore concreto dell'Universo. E, perduto come sono nel mistero della divina Carne, non saprei dire qual è la più radiosa di queste due beatitudini: avere scoperto il Verbo per dominare la Materia, o possedere la Materia per raggiungere e subire la luce di Dio.

0 Signore, fa' che, da me, la tua discesa sotto le Specie universali non sia soltanto prediletta ed accarezzata come il frutto di una speculazione filosofica, ma diventi veramente una Presenza reale. Potenzialmente, con pieno diritto, e lo volessimo o no, sei incarnato nel Mondo, e noi viviamo sospesi a Te. Ma, in realtà, siamo ben lungi (e di quanto!) dallo sperimentare tutti ugualmente la tua prossimità. 
Portati tutti assieme nel seno di uno stesso Mondo, formiamo tuttavia, ciascuno nel canto nostro, un piccolo Universo in cui l'Incarnazione si attua in maniera indipendente, con un'intensità e delle sfumature incomunicabili. 

Ecco perché, nella nostra preghiera all'altare, chiediamo che la consacrazione si realizzi per noi: «Ut nobis Corpus et sanguis fiat ... ».  Se io credo fermamente che, attorno a me, tutto è il Corpo e il Sangue del Verbo, allora per me (e, in un certo senso, solo per me), avviene la meravigliosa «Diafanità» che fa obiettivamente trasparire nella profondità di ogni fatto e di ogni elemento, il calore luminoso di una medesima Vita. Ma se, per disgrazia, la mia fede si allenta, subito la luce si spegne, tutto diventa oscuro, tutto si decompone.
O Signore, nella giornata che comincia, Tu sei appena disceso. Come infinitamente diversa sarà, purtroppo, l'intensità della tua Presenza negli eventi che si preparano e ci coinvolgeranno tutti! Proprio nelle medesime circostanze che tra breve afferreranno me ed i miei fratelli, Tu puoi essere presente un po', molto, sempre maggiormente, o per nulla.

Affinché, in questo giorno, nessun veleno mi sia nocivo, 

affinché nessuna morte mi uccida, affinché nessun vino 

m'inebri, affinché in ogni creatura io Ti scopra e Ti senta, - 

o Signore, fa' che io creda

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