giovedì 19 gennaio 2023

Christians for the Abolition of Prisons-Third Sunday after Epiphany




AbolitionLectionary: Third Sunday after Epiphany

testo in inglese


MEDITAZIONE   --Sarah Lynne Gershon  is an MDiv/MTS student, DOC pastor, and lives at the Bloomington Catholic Worker. 


testo biblico di riferimento

1 Corinthians 1:10–18 

1 Paolo, chiamato ad essere apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Sostene, 2 alla chiesa di Dio che è in Corinto, ai santificati in Gesù Cristo, chiamati ad essere santi, insieme a tutti quelli che in qualunque luogo invocano il nome di Gesù Cristo, loro Signore e nostro: 3 grazia e pace a voi da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo. 4 Io rendo continuamente grazie per voi al mio Dio, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, 5 perché in lui siete stati arricchiti in ogni cosa, in ogni dono di parola e in ogni conoscenza, 6 per la testimonianza di Cristo che è stata confermata tra voi, 7 così che non vi manca alcun dono, mentre aspettate la manifestazione del Signor nostro Gesù Cristo, 8 il quale vi confermerà fino alla fine, affinché siate irreprensibili nel giorno del nostro Signore Gesù Cristo. 9 Fedele è Dio dal quale siete stati chiamati alla comunione del suo Figlio Gesù Cristo, nostro Signore.


10 Ora, fratelli, vi esorto nel nome del nostro Signore Gesù Cristo ad avere tutti un medesimo parlare e a non avere divisioni tra di voi, ma ad essere perfettamente uniti in un medesimo modo di pensare e di volere. 11 Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli miei, da quelli della casa di Cloe, che vi sono contese fra voi. 12 Or voglio dire questo, che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «io di Apollo», «io di Cefa» ed «io di Cristo». 13 Cristo è forse diviso? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete voi stati battezzati nel nome di Paolo? 14 Ringrazio Dio che non ho battezzato alcuno di voi, ad eccezione di Crispo e Gaio, 15 perché nessuno dica che siete stati battezzati nel mio nome. 16 Ho battezzato anche la famiglia di Stefana; per il resto non so se ho battezzato qualcun altro.


17 Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad evangelizzare, non però con sapienza di parola, affinché la croce di Cristo non sia resa vana. 18 Infatti il messaggio della croce è follia per quelli che periscono, ma per noi che siamo salvati è potenza di Dio.


Matthew 4:12–23

12 Or Gesù, avendo udito che Giovanni era stato messo in prigione, si ritirò nella Galilea. 13 Poi lasciò Nazaret e venne ad abitare a Capernaum, città posta sulla riva del mare, ai confini di Zabulon e di Neftali, 14 affinché si adempisse ciò che fu detto dal profeta Isaia, quando disse: 15 «Il paese di Zabulon, il paese di Neftali, sulla riva del mare, la regione al di là del Giordano, la Galilea dei gentili, 16 il popolo che giaceva nelle tenebre ha visto una grande luce, e su coloro che giacevano nella regione e nell'ombra della morte, si è levata la luce». 17 Da quel tempo Gesù cominciò a predicare e a dire: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino!». 18 Or Gesù, camminando lungo il mare della Galilea, vide due fratelli: Simone detto Pietro e Andrea suo fratello, i quali gettavano la rete nel mare, poiché erano pescatori; 19 e disse loro: «Seguitemi e io vi farò pescatori di uomini». 20 Or essi, lasciate prontamente le reti, lo seguirono. 21 E, proseguendo il cammino, vide due altri fratelli: Giacomo, il figlio di Zebedeo e Giovanni suo fratello, nella barca con Zebedeo loro padre, i quali riassettavano le reti; e li chiamò. 22 Ed essi, lasciata prontamente la barca e il padre loro, lo seguirono. 23 E Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando l'evangelo del regno, e sanando ogni malattia e ogni infermità fra il popolo. 24 E la sua fama si sparse per tutta la Siria; e gli presentarono tutti i malati, colpiti da varie infermità e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. 25 E grandi folle lo seguivano dalla Galilea, dalla Decapoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.


PER UNA POSSIBILE TRADUZIONE DELLA MEDITAZIONE IN ITALIANO 


I  passi dell'epistola e del Vangelo presentano alcuni collegamenti interessanti per un predicatore abolizionista. Il brano evangelico inizia con la dichiarazione che Giovanni Battista è stato arrestato e Gesù si è ritirato in Galilea. Questo fornisce il contesto per il ministero di Gesù, che viene caratterizzato come "una regione e un'ombra di morte" dove, grazie al messaggio di Gesù di pentimento e guarigione, "è spuntata la luce" (Mt 4,16). Lo sfondo della prima Lettera ai Corinzi è altrettanto oscuro. Paolo sta scrivendo a una comunità impantanata nel conflitto, eppure non sono "quelli che stanno perendo" ad ascoltare la buona notizia del messaggio della croce, ma "noi che veniamo salvati" (1 Cor 1,18). Nel nostro mondo, impantanato nei conflitti e nell'oppressione dello Stato, come possiamo comprendere queste due affermazioni? 


È utile un'ulteriore contestualizzazione della 1ª Corinzi. Paolo è chiaramente preoccupato per le persone che si considerano potenti e illuminate. Scrive per ammonirli. Alcune battute sarcastiche ben piazzate all'interno della lettera lo rendono molto chiaro. Quando dice che "la croce è una stoltezza per coloro che sono in via di estinzione", parla di persone come queste. Persone per le quali la società funziona troppo bene, a scapito di coloro per i quali non funziona affatto. Il fatto che non sappiano che stanno perendo li lascia in questa condizione. D'altra parte, la croce, che annuncia una buona notizia a coloro che soffrono, è un messaggio di speranza per "noi che veniamo salvati dalla potenza di Dio". È proprio il fatto di comprendere la loro condizione - la necessità di essere salvati - che li rende "salvati". 


Il nostro brano in Matteo parla di questa esperienza. Il Vangelo di Gesù è una grande luce per coloro che capiscono di essere nelle tenebre. Ma qual è la natura di queste tenebre? Questa è una domanda molto importante per il predicatore abolizionista e per coloro che languono nelle prigioni. L'oscurità è una questione di colpa individuale che ci chiama a "pentirci" (Mt 4,17) o è più simile a una malattia, perpetuata da un danno sistemico e comunitario che dura tutta la vita e di cui la prigionia è un sintomo mortale? Abbiamo bisogno di pentimento e perdono o di una cura di "ogni malattia e infermità" (Mt 4,23)? 


Sia il passo di Matteo che l'epistola suggeriscono che si tratta di un po' di entrambe le cose, e nell'ambito delle pratiche di giustizia trasformativa cerchiamo di fare entrambe le cose. Quando viene fatto del male, aiutiamo le persone ad assumersi la responsabilità del danno che hanno causato e cerchiamo soluzioni sistemiche e interpersonali per guarire i sistemi e le comunità che portano al "sintomo" del danno. Il messaggio della croce è la forza di Dio per coloro che vengono salvati, perché ci ricorda che non portiamo il peso del male da soli. Dio è presente al suo interno, chiamandoci a pentirci (essere responsabili) e a curare ogni malattia (cambiare i contesti che portano al danno). Se riusciamo a crederci, questo è il cammino della salvezza. Non si tratta di una cosa fatta e finita (siamo "salvati"), ma se continuiamo a rifiutare la responsabilità, a puntare solo figure di giudizio sugli altri e/o a crogiolarci nella vergogna, il messaggio della croce sarà una stoltezza... e continueremo a perire inconsapevolmente.


Tradotto con www.DeepL.com/Translator (versione gratuita)


Nessun commento:

Posta un commento